17.11.13

Scintilla

Certe cose accadono in modi veramente assurdi, talmente naturali che nemmeno riesci a crederci, lì per lì, che ciò che succede sia vero e non il frutto di qualche scherzo della mente e della propria fantasia. 
Certe cose accadono in modi talmente strani che son capaci di farti amare il freddo, e se non arrivi ad amarlo, allora non puoi che  ringraziarlo, perché è quello stesso freddo che riunisce due persone nella stessa casa, nella stessa stanza, quello stesso freddo che ti gela l'anima e intorpidisce i muscoli, che ti fa venir voglia di caldo. Di un fuoco.

Fuoco che diventa scintilla, e non scintilla che diventa fuoco. 


Eccola la cosa strana, la diavoleria di tutto un processo che appare così minuziosamente pensato, architettato, studiato; non puoi che rimanerci quando scopri -quando sai- che tutto è avvenuto perché doveva semplicemente accadere, senza inutili pensieri o piani che, alla fin fine, non vanno mai come uno si immagina. Mai.
Scopri che le cose pensate, ponderate, architettate, sono quelle che si rendono più fragili, che sono ferme lì, statiche, pronte per essere rotte da qualche piccola naturalezza in agguato dietro l'angolo, e tu, prima di vederla quella naturalezza, prima che questa ti salti addosso, nemmeno riesci ad accorgerti della sua presenza rendendo tutto ancora più assurdo e difficile da evitare.
C'è il freddo. E c'è il fuoco. Quiete parole. Racconti. Ci sono E ci sono quelle sottili risa che ti fanno stare bene come nessun'altra cosa. 
In quei momenti uno può veramente capire la fragilità dei piani, delle parole e degli intenti.
Ed è quando vedi quella piccola crepa, incertezza, che capisci veramente che è destinata ad espandersi rapidamente, far crescere i suoi sottili rami fino ad infrangere quel fragile muro di vetro e parole.
A quel punto non hai che da buttarti, completamente, senza rimuginare sulle proprie scelte, senza dannarsi né condannarsi. Si tratta solo di vivere, vivere grazie a quella crepa, grazie alla rottura di quel vetro che poteva sembrare difenderti, tenerti al riparo, ma non faceva altro che impedirti di andare avanti. 
Un giorno passa e la notte cala rendendo tutto migliore, facendo acuire ogni senso, rendendo ogni pensiero e decisione più forte.


E ti ritrovi così, ridendo, fra braccia che non credevi ti avrebbero abbracciato o sollevato, distesa in un letto che non è il tuo ma in cui ti ritrovi subito bene, a tuo agio.

Le menti si spengono e le labbra continuano a scambiarsi sorrisi, senza smettere mai, senza essere mai stanche le une delle altre, continuando a rincorrersi, nascondersi e ritrovarsi. 
E si spengono le menti, si spegne ogni stanchezza per quel piacere che nasce grazie al corpo dell'altro; un turbinio di sensazioni in cui essere felici di annegare più e più volte, senza esitazioni, mentre nasce la consapevolezza che quel letto diventa l'unico in cui vorresti essere, se c'è lui.
Perché si riesce a ridere, sempre, perché se quelle piccole differenze si uniscono, le somiglianze allora si sovrappongono e quei due corpi diventano veramente uno solo, e diventa difficile, a quel punto, dividerli, separarli, rendendo un semplice gesto una tortura troppo dolorosa da riuscire ad affrontare.


Le unghie di lei nella schiena di lui. Nulla di più ideale, di più perfetto.

Si potrebbe passare tutta una intera vita fra quelle coperte, con i corpi intrecciati e gli sguardi che si desiderano ancora ed ancora, senza aver la voglia di smettere mai. Muore il bisogno di alzarsi; ci si convince che quella sia vera vita, per nulla paragonabile a quella che si ritroverebbe al di fuori di quella porta rimasta chiusa per un'intera notte. 
Ma si è umani, purtroppo, e per quanto la mente non sia mai stanca di quei movimenti ritmici, e di essere unita ad un'altra, il corpo crolla, sudato, stanco, eppure vivo come non mai.
Ma quei due corpi restano vicini, ancora per il tempo che gli è concesso, con quei respiri che riempiono l'aria e si rendono preludio perfetto per una nuova mattina, invitando il sole a far capolino e dar inizio ad un giorno sicuramente migliore.


Si riesce a sorridere anche quando stai per svegliarti. Hai gli occhi chiusi ma già si disegna nella mente un'immagine distinta di lui, che dovrebbe essere accanto a te. Ci si prende anche tutto il tempo che occorre per immaginare la scena, più volte. Ma, quando le ciglia si sollevano, si è soli e in un letto diverso da quello in cui il sonno ha preso il sopravvento. 
Un biglietto. Solo quello basta a non far sparire il sorriso che, invece, si acuisce, diventa largo, e lo sguardo passa da una riga all'altra di quel testo, ricadendo in ogni maledettissima curva della sua calligrafia.
Si sorride. Si sorride ancora, e in un certo senso ci si sente stupidi per provare tanta allegria per qualche parola scritta su di un pezzo di carta e per una colazione che ti aspetta. Un Pensiero.
 Semplicemente uno non pensa che tutto questo possa accadere, proprio a lui, proprio in quel modo tanto assurdo e semplice; uno pensa di conoscersi, pensa di sapere quale sia la strada che è destinato a percorrere, invece, l'unica certezza che si ritrova appena svegli, dopo una notte come quella, è l'unica cosa a cui non aveva mai pensato prima.

Certe cose accadono in modi veramente assurdi, ed è proprio questo a renderle giuste.

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